I bambini e le emozioni

I bambini e le emozioni (come crescere figli felici)

  • articolo a cura della Dott.ssa Chiara Maria Ostini

Abbiamo visto come le emozioni non siano soltanto qualcosa di immediato e istintivo, che ci travolge, ma che sono anche il frutto di un processo di crescita e apprendimento.

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Per il benessere personale, è di fondamentale importanza saper gestire nel modo migliore le emozioni, perchè non ci prendano alla sprovvista e non ci facciano perdere il controllo.
I disturbi d’ansia, la timidezza, la rabbia incontrollata sono tutti esempi di difficoltà a gestire le emozioni, che possono intralciare la vita quotidiana di adulti e bambini, fino a diventare un disturbo gravemente limitante.

Come non si può imparare a scrivere correttamente senza che ci venga insegnato, allo stesso modo la gestione delle emozioni non è qualcosa che il bambino impara spontaneamente, ma deve essere opportunamente insegnata dagli adulti che lo circondano. In che modo?

Ovviamente questa non è una materia scolastica che può essere insegnata con i libri; bisogna invece sfruttare l’incredibile abilità dei bambini di apprendere attraverso l’interazione quotidiana con le persone che li circondano. Dobbiamo pensare ai bambini come a delle spugne, pronte ad assorbire tutto quello che vivono: parole, atteggiamenti, comportamenti, espressioni.
In particolare, i bambini, più che dalle parole, imparano dal modo di vivere e comportarsi degli adulti. Se i genitori non riescono a controllare la rabbia, il bambino imparerà che la rabbia non si può controllare; se i genitori sono ansiosi, il bambino imparerà che il mondo è un posto pieno di pericoli, di cui bisogna aver paura.
Ricordiamoci sempre che il nostro comportamento vale più di mille discorsi: non serve a nulla dire che non bisogna picchiare i propri compagni se noi siamo i primi ad andare in collera, o che non deve essere triste perchè il nonno è in ospedale se noi piangiamo in continuazione.

Pertanto, la prima regola per chi volesse aiutare il proprio bimbo a gestire le proprie emozioni è prendersi cura delle proprie emozioni: bisogna che i genitori diventino consapevoli delle proprie difficoltà emotive e se ne prendano cura, se vogliono prendersi cura di quelle dei propri figli.

La seconda regola, invece, la si può riassumere nella parola modellamento.
Il modellamento è una delle principali modalità di apprendimento, forse quella più usata dai bambini fin dai primi mesi di vita, e vuol dire che il bambino modella i propri comportamenti (ma anche i propri pensieri, i propri atteggiamenti, le proprie convinzioni sugli altri e sulla vita in generale) sui comportamenti delle persone che lo accudiscono.
Anche quando non ci guardano o non ci ascoltano direttamente, i bambini-spugna assorbono le nostre emozioni, le nostre convinzioni, i nostri atteggiamenti. Ritorniamo al genitore che non sa controllare la rabbia: si arrabbia spesso con il proprio bambino ma anche con la moglie, con i colleghi, con chi ha parcheggiato la macchina davanti all’ingresso, con chi l’ha urtato in metropolitana etc. etc.
E quando si arrabbia, urla, diventa rosso, si agita e non vuole sentire ragioni, si rifiuta di ascoltare e di mettersi nei panni dell’altro. È molto probabile che il bambino, a sua volta, reagirà con rabbia incontrollata di fronte a quelle che vede come ingiustizie, ad esempio con crisi di collera o con aggressioni fisiche (perchè va ricordato che comunque i bambini sono meno in grado di controllare le proprie reazioni emotive rispetto a un adulto). Se ci ricordiamo che il bambino impara dall’adulto che ha davanti e ci sforziamo di essere sempre più consapevoli dei nostri atteggiamenti, possiamo davvero fare la differenza.

La terza regola riguarda invece la verbalizzazione, ovvero la capacità di parlare delle emozioni. Ci sono famiglie in cui le emozioni sono proibite, bisogna fare come se non ci fossero, e altre in cui sono solo agite ma non si parla di esse (ad esempio, si può piangere, urlare, mettere il muso ma nessuno dice mai sono triste, sono arrabbiato, ho paura).
Questo può valere anche per una sola emozione: ad esempio la rabbia può essere un’emozione proibita in quelle famiglie in cui si cerca sempre di essere controllati e accomodanti, senza permettersi di esprimere il proprio disaccordo o la propria rabbia anche quando sarebbe appropriato farlo.

Al contrario, parlare delle emozioni proprie e dei propri figli, è essenziale sia per una buona gestione delle stesse (se ne può discutere, quindi è più facile trovare insieme un modo per gestirle), sia per aiutare il bambino a comprenderle, dare loro un nome e capire che tutte le emozioni fanno parte della vita ed è normale provarle ed esprimerle.
Quindi, quando il nostro bimbo sta vivendo un’emozione forte, che magari non conosce ancora molto bene, è importante parlargli, riconoscere che gli sta succedendo qualcosa, dargli un nome e il permesso di esprimerla, magari aiutandolo a trovare il modo migliore per farlo. In questo modo il bambino è rassicurato, si sente capito e impara strategie di gestione che magari non sarebbe in grado di trovare da solo. Allo stesso modo, dobbiamo parlargli di come ci sentiamo noi!
Può sembrare che non rendere partecipi i nostri figli delle nostre difficoltà emotive sia un modo per proteggerli; in realtà, se pensiamo alla metafora della spugna, è chiaro come anche se cerchiamo in tutti i modi di tener nascosto quello che proviamo in un dato momento, l’emozione traspare comunque e il bambino, non avendo ricevuto una spiegazione adeguata (anzi, magari alla domanda mamma che cos’hai?, si sente rispondere niente), può sentirsi confuso e in ansia.
Per i bambini è importante che il mondo sia in una certa misura prevedibile, ma pensiamo a quanto deve sembrargli imprevedibile una mamma che cambia umore improvvisamente, senza dargli la possibilità di comprenderne il perchè.
Facciamo l’esempio di una mamma che ha avuto una giornataccia sul luogo di lavoro: torna a casa stanca e irritata, magari non spiega al proprio bimbo perchè è così, però lo sgrida per qualsiasi cosa, sbuffa e si lamenta col marito, sbatte le porte.
Il bambino non capisce perchè la sua mamma, di solito allegra, dolce e comprensiva, ora si comporta così e può iniziare a pensare che è colpa sua oppure che non si può mai sapere cosa ci si può aspettare dalla mamma quindi è bene stare sempre in guardia. Se invece la stessa mamma spiega al bimbo che è molto arrabbiata per qualcosa successo al lavoro, anche lui può dare un senso a quello che succede.

Ricordiamoci che le emozioni fanno parte della nostra vita, tutti noi le proviamo e fa parte dell’educazione emotiva dei nostri figli imparare che anche mamma e papà possono essere tristi, spaventati o arrabbiati e che, allo stesso modo, anche loro possono essere tristi, spaventati o arrabbiati.
Le emozioni ci permettono di vivere la vita a colori; è fondamentale condividerle con i propri figli, per renderli capaci di maggiore consapevolezza e più abili a gestire le difficoltà quotidiane.

Dott.ssa Chiara Maria Ostini
Psicologa e psicoterapeuta - Sesto San Giovanni

 

Dott.ssa Chiara Maria Ostini - Psicologa e psicoterapeuta a Sesto San Giovanni

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